Per
anni ho guardato attraverso il vuoto
colmato
da due mani che si stringono
senza
capire che cosa stringevano e perché
avessero
tanta paura di perdersi.
Adesso
capisco che sono tutti persi
come
noi oppure non si sono ancora trovati
ma
tutti i vuoti vogliono essere colmati,
tutte
le mani strette. Le dita scompagnate
si
tendono ad afferrare il niente e ricadono.
Ma
il vuoto sempre è percorso
di
tentativi di trovarsi e non è mai
ostacolo
ma sempre possibilità.
Così
facciamo i bagagli e partiamo a cercare
la
mano che si tende per noi.
Per
anni ho guardato attraverso il vuoto
colmato
da due mani che si stringono
e
mi sembrava così goffo che si dovesse
sudare
così, il palmo premuto contro il palmo.
Adesso
capisco che una mano asciutta
non
vale niente e che il giovane Holden
aveva
ragione eccetera eccetera.
Per
anni ho guardato attraverso il vuoto
colmato
da due mani che si stringono
ma
quando l’ho guardato insieme a te
m’è
sembrato tutto diverso.
Camminavamo
fianco a fianco ma avevamo
tutto
quel vuoto che ci premeva in mezzo
e
io mi sentivo su Venere, sentivo te su Marte.
Fossimo
stati lontanissimi, non saremmo stati
così
lontani. Ma non era colpa nostra.
Come
potevano quei due ragazzi camminarci innanzi
con
quel vuoto tutto colmato senza vergogna?
Non
c’era pudore per il nostro pudore?
Non
sentivano urlare il nostro cercarci?
E
mi è sembrato d’un tratto così stupido
che
non camminassimo mano nella mano
e
ho avuto orrore di non avere orrore della dolcezza.
Per
anni ho guardato attraverso il vuoto
colmato
da due mani che si stringono
e
lo schernivo e non faceva paura
e
anzi mi sentivo intelligente ad avere ancora
la
mano libera. Adesso capisco che era solo
una
paura diversa che la mia mano
non
fosse stretta mai. Perciò ridevo.
E
quando poi hai allungato la mano
e
hai allacciato le dita con le mie come una valigia
o
un puzzle e per un attimo è stato strano
perché
non sapevamo se era il pezzo giusto
e
alla fine ho sentito lo scatto del gancetto
e
ho visto il disegno completato (anche se
mi
faceva male il mignolino), allora
sono
caduta contro il tuo fianco
per
combaciare meglio e ho pensato
di
non spostarmi più.
Di Chiara Pagliochini
ti incontro per caso in una stupida e vuota domenica di agosto e scopro un bel blog (non l'ho visto tutto, sono appena entrata) e, soprattutto, in questo momento, una poesia così bella e così perfetta da farmi pensare, in un primo momento, che fosse opera di chissà quale grande poetessa. Ma devi avere un bagaglio nolto ben fornito, e di cui non hai buttato niente. Aggiungerò il tuo blog alla lista dei preferiti. Blumy http://letteresenzadestinatario.wordpress.com/
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