Era
un paesaggio diverso
deserto
chiaro di dune morbide
zucchero-dolci.
Di
quel deserto ero regina
lui
re
aste
che puntellano un tendone da circo
vuoto.
Per
ripararci dalla pioggia
avevamo
fatto tutto arido.
Lui
sbrogliava le mie giungle
sagomandole
in prati inglesi.
Io
tendevo alla foresta:
mi
riduceva ad aiuola.
Curva
amavo
la linea diritta del suo pensiero.
Poi
un
giorno
mi
sono lasciata andare
alla
pluvialità.
Ho
pianto sulla sua spalla
sul
sedile della sua macchina.
Carezzandomi
diceva
che
poteva darmi ancora
una
spuntatina.
Baciandomi
i capelli diceva
non
annaffiarla troppo
non
crescere mangrovia
non
ti espandere
radice
pestilenza.
Io
credevo
lo
faceva per mio bene
per
l’ordine del suo pensiero
che
era bene.
Lui
credeva
negli
amori da giardino
addomesticati,
docili.
Ma
quando alzai lo sguardo
e
vidi
la
cesoia nei suoi occhi
ma
quando alzai lo sguardo
e
vidi
il
deserto che eravamo
per
la prima volta ebbi paura
di
prosciugarmi.
Non
lo vidi più.
È
un paesaggio diverso
adesso
un
rigoglio di scimmie urlanti.
Lui
dissipava la densità della materia
forse
per non farmi udire queste urla.
Di Chiara Pagliochini
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