«Aveva aperto il gas, il fischio del vento,
la pressione dell’aria contro il corpo e la moto che si spingeva oltre ogni
barriera. Alice si era stretta a lei, aveva staccato una mano, spalancato le
braccia. Sara nello specchietto l’aveva vista ridere fino alle lacrime, e si
era sentita felice. Aveva mostrato ad Alice cosa si prova a essere liberi».
Questo romanzo
è stato per me una piacevole scoperta. Tanto più piacevole, se si pensa che per
trovare una buona lettura YA, che coniuga l’elemento distopico col paranormale,
non bisogna neanche uscire dai confini nazionali. Almeno per questa volta.
La
vicenda è ambientata in Italia, nel 2025. Il paese immaginato dall’autrice
sembra aver fatto un passo indietro di circa un secolo: di nuovo, per uscire da
una crisi ha preferito affidarsi alle seducenti promesse di un’Autorità
Provvisoria, che ha lasciato credere di saper risolvere tutti i problemi, ed è
diventata essa stessa il problema. Uno scenario non così incredibile, quando si
pensa al nostro carattere nazionale, in cui velleità di sottomissione al più
forte e memoria corta hanno sempre scritto la storia.
In questa
Italia è cresciuta la giovane Alice, che conosce la libertà solo attraverso le
parole della sorella Sara, ribelle e anticonformista. Il suo esempio le ha
insegnato a ragionare con la propria testa e a vedere nell’Autorità Provvisoria
non una presenza inevitabile e quasi fatale, ma un’intrusione tirannica. Talmente
tirannica che un giorno, per caso o forse no, Alice viene prelevata con la
forza – fatta scomparire – e reclusa in un bunker sulle Alpi, insieme al
ragazzo per cui ha una cotta e altri undici adolescenti. Non si tratta, però,
di adolescenti comuni: la maggior parte di loro sono assassini, provenienti da
Centri Rieducativi del paese; altri sono Ribelli, colpevoli di aver sfidato l’Autorità
Provvisoria. Sono stati selezionati per partecipare alla prima edizione di Under,
reality show ed esperimento sociale, congegnato per impartire al pubblico una
sana dose di paura dell’Autorità, ma soprattutto il rispetto per il suo impegno
contro la criminalità minorile. I concorrenti devono convivere in condizioni di
privazione assoluta e scontrarsi quotidianamente su un ring per la propria
sopravvivenza, in un crescendo di tensione, soprusi, strategie e assassinii a
sangue freddo.
La bravura
dell’autrice consiste nel non risparmiare sulla componente di violenza, sia
essa verbale o fisica. In alcune scene il lettore è stretto in una morsa di
tortura e disgusto, molto appropriata per lo scenario che si vuole dipingere,
felicemente non edulcorato. Interessante è anche la scelta delle tre storie parallele:
Alice nel bunker, il tentativo di salvataggio da parte della sorella e di un
ribelle-veggente e il punto di vista dei due supervisori e registi di Under. Le
diverse focalizzazioni consentono di entrare in confidenza con lo scenario
politico descritto dall’autrice: per esempio, per chi vive a Bologna, come me, è
una delizia ritrovarla descritta sotto le spoglie di Città 051 e seguirne la
geografia e l’evoluzione. Unica pecca: forse la sovrabbondanza e la
frammentazione dei punti di vista (anche all’interno di una stessa pagina)
rendono difficile per il lettore stabilire un rapporto più stretto ed empatico
con i personaggi. Per il resto, Under
presenta una scrittura fresca e pulita, certamente un esordio da non
sottovalutare, premessa di sviluppi necessariamente positivi. Il finale lascia
aperta la possibilità di un seguito, in cui spero (qualora si realizzi) possa
essere approfondito ancora di più lo scenario politico e sociale.
A
Giulia, i migliori auguri.
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