«Io è un
diverso! Io è un gentile gigante confusionato! Io è il solo gentile gigante
confusionato in tutto il Paese dei Giganti! Io è il GRANDE GIGANTE GENTILE! Io
è il GGG. E qual è il tuo nome?»
Vi confesso un segreto. Questo è il mio primo
Roald Dahl. Scandaloso, lo so: vero che non lo direte a nessuno? Conoscevo due
storie di Dahl attraverso il filtro del cinema (Matilda sei mitica aka la mia infanzia & La fabbrica di cioccolato), ma non avevo mai letto niente di suo, pertanto
era arrivato il momento di colmare questa vergognosa lacuna. Meglio tardi che
mai, no?
Il GGG è la storia dell’amicizia tra l’orfanella Sofia e un Grande Gigante Gentile, che una notte rapisce la bambina dal dormitorio dell’istituto dove vive. Sofia è trasportata di peso nel Paese dei Giganti, i quali sono esattamente come la tradizione li dipinge: altissimi, mostruosi e ghiotti di esseri umani (popolli, per dirla come il GGG). Per la fortuna di Sofia, il GGG è l’unico gigante “vegetariano” di quella terra, anzi, un gigante buono, il cui lavoro consiste nel soffiare sogni nelle camere dei bambini addormentati. Superate le reciproche diffidenze, Sofia e il GGG si coalizzeranno per neutralizzare gli altri giganti e impedire loro di continuare a divorare indisturbati i popolli della terra.
Di questa storia ho apprezzato particolarmente
l’ironia e il linguaggio. Ho trovato davvero buffa e divertente la strampalata
lingua in cui il GGG si esprime, fornendo spunti per simpatiche gag. Avendo
letto il libro in italiano, non so esattamente che lingua Dahl abbia immaginato
per il suo personaggio, ma la traduzione di Donatella Ziliotto è spassosa, e
tanto mi basta.
Credo che, al di là della sua destinazione
infantile, il romanzo si presti a sottili spunti di riflessione. Mi ha
particolarmente colpito un dialogo tra Sofia e il GGG, che scelgo di riportare
per intero:
«Tu non
dimentica» l’interruppe il GGG «che tra i popolli c’è tanta gente che scompare
di continuo, anche senza che i giganti se li ciuccia. I popollani si fa fuori
l’un l’altro molto più spesso di quanto i giganti li divora».
«Ma gli
uomini non si mangiano reciprocamente» disse Sofia.
«Anche i
giganti non si mangia tra loro» disse il GGG. «E loro nemmeno si uccide! I
giganti non sarà educati, ma non si uccide tra loro. E neanche i cocodrindilli
si uccide l’un l’altro, e i gattini non uccide gli altri gattini».
«Però i
topi sì».
«Sì, ma
lascia stare i loro concugini. I popolli della terra è i soli animali che
uccide i suoi concugini». […]
«Io non
riesce a capire i popollani» riprese il GGG; «tu per esempio è una popollina e
dice che i giganti è abominoso e monstrevole perché mangia la gente. Chiaro o
scuro?»
«Chiaro».
«Ma i
popollani si imbudella tutto il tempo tra loro, si sparapacchia coi fucili e va
sugli aeropalmi per tirarsi bombe sulla testa ogni settimana. I popollani
uccide per tutto il tempo gli altri popollani».
Aveva
ragione. Era evidente che aveva ragione, e Sofia lo sapeva. Stava cominciando a
chiedersi se davvero gli uomini fossero migliori dei giganti. «Tuttavia» disse,
cercando di difendere nonostante tutto i suoi simili, «ciò non impedisce che
sia riprovevole che quegli orribili giganti se ne vadano ogni notte a mangiare
gli esseri umani. Gli uomini non hanno mai fatto loro nulla di male».
«È quello
che dice ogni giorno anche il porcellino. Dice: “Io non ha fatto mai nulla di
male agli uomini e allora, perché loro mi mangia?”»
«In
effetti…»
«I
popolli inventa regole che gli va bene, ma sue regole non va bene al
porcellino. Chiaro o scuro?»
«Chiaro»
ammise Sofia.
«Anche i
giganti inventa regole, e le sue regole non va bene ai popolli. Ognuno fa
regole che va bene solo a se stesso».
Chiaro o scuro?
Scandaloso, ma poteva andare peggio.
RispondiEliminaPotevi leggerne i racconti erotici a 6 anni.